La Reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, è una dimora storica appartenuta alla famiglia reale della dinastia Borbone di Napoli, proclamata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, opera di Luigi Vanvitelli.
Situata nel comune di Caserta, alla Via Douhet, 22,è circondata da un vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino all’italiana ed il giardino all’inglese.
Il Palazzo reale di Caserta fu voluto da Carlo III di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli ed al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles, allora ritenuta il non plus ultra delle dimore regali.La residenza è composta dal Palazzo Reale e da un parco immenso, con splendide fontane e un bellissimo giardino inglese.
L’imponente mole della Reggia è preceduto dalla Piazza Carlo III, un’ampia piazza ellittica abbellita da aiuole. Essa é delimitata ad Est ed ad Ovest da due ampie costruzioni che ripetono l’andamento del colonnato della basilica di s. Pietro in Roma. In esse furono acquartierati alcuni reggimenti del regno borbonico.
Dal cancello centrale del Palazzo reale si entra nel vasto atrio da cui inizia la lunga galleria a tre navate che va fino al cancello del parco. Le navate laterali si aprono sui quattro cortili. La navata centrale è detta “il cannocchiale” per la sua somiglianza con detto apparecchio ottico e la visione che attraverso di esso si ha dell’asse centrale del parco con le sue cascate e il ”torrione” che le sovrasta tutte e dalla cui base sgorga l’acqua che alimenta cascate, cascatelle, vasche e laghetti. Sulla sinistra dell’Atrio c’è la biglietteria ed il bookshop.
A metà del “cannocchiale” c’è il vestibolo inferiore, che è il centro del piano terra; insieme al vestibolo superiore, a cui è collegato con lo Scalone d’onore, rivela subito la genialità e perfezione dell’architettura vanvitelliana.
Lo scalone d’onore ha 116 gradini, è ornato di due leoni di marmo bianco e, sul fondale del pianerottolo, ha tre statue: al centro la Maestà, a sinistra il Merito, a destra la Verità. La doppia volta ellittica è di grande effetto anche perché all’interno di essa trovavano posto i musici per salutare lietamente il re ed i suoi ospiti in occasione dei ricevimenti .
Al termine si entra nel vestibolo superiore, con a sinistra l’ingresso agli appartamenti reali, di fronte l’ingresso alla Cappella Palatina ed alla destra la balaustra da cui si ha una meravigliosa visione, dall’alto, dello scalone d’onore e un completo godimento del fondale del pianerottolo dello scalone d’onore con la possibilità… di conversare con le statue della Maestà, del Merito e della Verità.
Si entra finalmente negli Appartamenti reali, che sono composti da una parte settecentesca ed una ottocentesca, rispettivamente a sinistra ed a destra della “Sala di Alessandro” a cui si giunge dopo aver attraversato la “Sala degli alabardieri” e la “Sala delle guardie del corpo”. La Sala di Alessandro fu usata da sala del trono da Gioacchino Murat. Questa sala ha, a sinistra, l’ingresso alla mostra dei lavori che formano la Collezione Terrae Motus, eseguiti da più di settanta artisti internazionali sollecitati da Lucio Amelio dopo le devastazioni del terremoto del 1980.
A destra della “Sala di Alessandro” si apre l’Appartamento nuovo, così detto per essere stato realizzato nella prima metà dell’ottocento. Esso abbonda di ori e stucchi e lo stile Impero domina su tutto, anche se non sempre in maniera armonica. In esso Ferdinando II volle la Sala del Trono che, nella volta, ha il già menzionato affresco di Maldarelli commemorante la posa della prima pietra della Reggia. Segue l’appartamento del Re, sistemato già in parte da Murat. Segue, dopo la camera da letto di Ferdinando II con il bellissimo bagno di marmo bianco, l’appartamento murattiano che termina con l’Oratorio, cappella privata.
L’Appartamento vecchio è invece alla sinistra della sala di Alessandro e fu curata da Carlo Vanvitelli dal 1779 al 1790 con una schiera di artisti che seppero ben interpretare ed esprimere l’arte dell’arredo meridionale con grazia ed eleganza. Si attraversano le eleganti Sala della Primavera, con le tele di Hackert, la Sala d’estate, quella dell’autunno e quella dell’inverno affrescate da Fischetti, lo studio di Ferdinando IV e il Salottino del Re e così di seguito fino alle sale della Biblioteca con le due sale di lettura.
Dalle sale di lettura della biblioteca si passa alla sala ellittica dove è allestito il Presepe reale ricco di pastori e di animali del ‘700 e dell’ ‘800, alcuni eseguiti da noti artisti. Più volte i suoi pezzi sono stati trafugati, a volte ritrovati, in tutto o in parte. Quindi anche quello attualmente allestito è una ricostruzione di quello che fu costruito per Ferdinando II.
Si passa poi in una serie di sale con dipinti del secolo XVIII e XIX riguardanti fatti e personaggi del tempo. Al termine di dette sale si esce, scendendo una scala, sul pianerottolo dello scalone d’onore.
Il Teatro di Corte: I lavori erano stati iniziati il 1757, ma erano andati a rilento, perché il Vanvitelli, fra la reggia e l’acquedotto, era preso da un vortice di impegni e di responsabilità.
Solo nel 1768 il Vanvitelli riprese i lavori per il teatro, completando le rifiniture, le decorazioni, l’arco scenico, le quinte, i fondali e l’illuminazione. II teatro, a forma circolare ed arricchito di 12 stupende colonne, ha 42 palchetti su 5 file. I palchi sono decorati con festoni, putti e mascheroni; stemmi ed allegorie varie sono dipinti nell’arco scenico e nella volta. Fu realizzato anche un sistema di porte perché lo stesso parco potesse diventare lo sfondo del palcoscenico.
Nel 1769 il teatro entrò funzione con spettacoli che impegnarono poi il periodo del carnevale di ogni anno, nelle gaie e spensierate stagioni teatrali imposte per tradizione dai regnanti napoletani.
Il Museo dell’Opera: E’ una sezione didattica, introduttiva alla visita al monumento, ed è anche la scoperta di un’altra Reggia, quella sotterranea. Nelle sue sale si passa in rassegna lo sviluppo del territorio dall’epoca pre-romana fino ai nostri giorni. Inoltre viene illustrato il percorso dell’acquedotto carolino; sono mostrati schizzi, disegni e modelli approntati per la realizzazione del Palazzo reale; è illustrata la famiglia reale con ritratti e dagherrotipi. Notevole è poi il tratto di necropoli venuta alla luce durante i lavori del 1990: le sette tombe a cassa di tufo con relative suppellettili e pochi resti ossei, lasciati in situ, sono databili alla seconda metà del IV secolo a.C. È proprio da vedere.
La Cappella palatina: La cappella é ad una sola navata, con abside semicircolare e volta a botte riccamente lavorata a cassettoni. Sopra l’ingresso è la tribuna reale. I lavori per la reale cappella si svolsero dal 1757 al 1789, impegnando, pertanto, anche Carlo Vanvitelli. Colonne binate furono collocate sulle logge laterali alle quali giungeva luce da due ordini di finestre. Su alcune delle colonne sono ben visibili i danni subiti da essa e dall’intera cappella durante la seconda Guerra mondiale. E’ rimasta intatta la tela dell’”Immacolata” di Giuseppe Bonito, che sovrasta il modello in legno del mai realizzato ciborio in pietre dure.
Il Parco della Reggia è un continuo susseguirsi di vedute, giochi d’acqua, cascate e cascatelle, alcune all’ombra di una fitta spalliera di alberi, altre che si aprono all’aria ed al sole offrendo scenografiche vedute, altre ancora che mostrano, pur sembrando di volerle nascondere, grotte ed anfratti, in un gioco sempre nuovo di delizie, in cui vengono esaltate la natura e i miti legati alle acque ed ai boschi. Il Parco è una splendida e grandiosa opera d’arte che contribuisce a fare della Reggia di Caserta una delle più belle del mondo.
Il parco della Reggia è molto grande e si estende in lunghezza per una visita completa occorre quasi l’intera giornata, quindi si consiglia di visitare dapprima i musei interni (Museo dell’Opera e del Territorio) – eventualmente proseguire la visita agli appartamenti reali.
Il Parco è costituito nella parte inferiore dalla Pineta, con le due vasche, dalla Peschiera Grande(lunga quasi mezzo chilometro e termina con tre grossi e terribili delfini dalle cui bocche sgorga l’acqua che defluisce nella peschiera), dalla Castelluccia e dai bellissimi viali interni alla macchia, tutti da scoprire. Nella parte superiore (salendo verso le fontane), si consigia sopratutto per gli anziani di andare adagio o di utilizzare il bus interno.
Se non si visita a piedi l’intero parco, si può salire con il pulman fino alla cascata di Diana ed Atteone, quindi visitare il Giardino inglese e poi scendere fini alla fontana Margherita. Di quì svoltare a destra per la Peschiera Vecchia e la Castelluccia
Vediamo gli orari..
ORARI APPARTAMENTI: 8:30 – 19:30 ultimo ingresso: 19:00 ORARI MOSTRE: 9:00 – 18:00